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Covid e Quota 100, in pensione altri 27.600 insegnanti

A settembre altro turn over piuttosto sostenuto che, complice l’ennesimo stop ai concorsi legato al virus, rischia di far partire il nuovo anno scolastico con una vera e propria esplosione di cattedre vuote, soprattutto al Nord.

Nessuna fuga dalla scuola per l’effetto combinato paura del Covid-19/opportunità derivante da Quota 100, ma un turn-over piuttosto sostenuto, che – complice l’ennesimo stop ai concorsi legato al Covid-19 – rischia di far partire il nuovo anno scolastico con una vera e propria esplosione di cattedre vuote, soprattutto al Nord.

I numeri del ministero dell’Istruzione

A settembre 2021, secondo i primi dati del ministero dell’Istruzione sulle domande di pensionamento chiuse lo scorso 7 dicembre, usciranno 27.592 docenti (ammesso che tutte le richieste vengano accolte), di cui quasi 16mila con l’anticipo targato Quota 100, a cui si sommano altre 7mila e rotte unità di personale tecnico amministrativo, educatori e insegnanti di religione, per un totale di oltre 35mila unità (all’appello mancano i dirigenti scolastici i cui termini per le domande di pensione scadono più avanti, il 28 febbraio – ogni anno, indicativamente, escono più o meno tra i 4-500 presidi).

Il confronto con l’anno prima

Numeri che rendono le uscite preventivate per il prossimo anno scolastico un po’ più alte rispetto all’anno precedente, quando (fonte sempre ministero dell’Istruzione) i pensionamenti dei docenti sono stati 26.327 (quest’anno, quindi, se ne registrano +1.265) di cui 13.429 relativi a Quota 100 (quest’anno +2.550). In due anni, pertanto, sono usciti quasi 54mila professori, di cui oltre 29mila con Quota 100.

Il quadro territoriale

Come spesso accade per il mondo dell’istruzione il quadro territoriale si presenta disomogeneo. Sui 27.592 insegnanti in uscita il prossimo 1° settembre, ben 4.754 si trovano in Lombardia (il 17,23%). Nelle sei regioni del Nord (oltre alla Lombardia, consideriamo Veneto, Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna) andranno in pensione, complessivamente, 12.209 insegnanti, il 44,25% del totale.

L’emergenza cattedre vuote

Con un’ipoteca molto pesante in termini di cattedre scoperte-posti vacanti-supplenti da nominare che è possibile intravedere sin d’ora in vista del prossimo anno scolastico. Il primo, si spera, dell’era post-Covid. Specialmente al settentrione dove si concentra oltre il 60% dei vuoti d’organico (coperti da un prof nominato a tempo determinato). Basta tornare indietro di due mesi. Su circa 85mila autorizzazioni ad assumere professori, ne sono andate deserte oltre 66mila. Solo in Lombardia le cattedre non assegnate sono state 16mila e altri 7.500 vuoti hanno colpito sia il Piemonte sia il Veneto. Il risultato è stato un boom di supplenti che, complice l’organico straordinario legato alla pandemia, ha superato le 200mila unità.

I concorsi fermi

Pensionamenti alla mano, l’anno prossimo il copione rischia di ripetersi. L’antidoto principale che la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, contava di poter applicare al precariato nella scuola – e cioè le 78 mila assunzioni attese dai due concorsi ordinari/straordinari – ben che vada avrà un effetto dimezzato. A causa delle misure anti-contagio in atto la selezione ordinaria (da 46mila cattedre) non è proprio partita mentre quella straordinaria (da 32mila) si è fermata al 60% dei candidati esaminati. Ma mentre quest’ultima, una volta ripresa, avrebbe comunque buone chances di andare in porto visto che si compone solo di una prova scritta, l’altra – che prevede un test preselettivo, uno scritto e un orale – quasi certamente non ci riuscirà.

Il rientro a gennaio

A proposito di misure anti-contagio, in attesa del protocollo nazionale sulla riapertura del 7 gennaio e dei tavoli prefettizi che dovranno sciogliere il rebus sui trasporti, va segnalata l’ultima precisazione proveniente da viale Trastevere. E cioè che il 75% di popolazione scolastica delle superiori da riportare in aula dopo le festività natalizie va inteso in maniera flessibile: in pratica, può essere applicato «anche per classi, classi parallele, indirizzi». Ciò significa che l’ultima parola spetterà ancora una volta ai dirigenti scolastici.

Eugenio Bruno e Claudio Tucci de Il sole 24 ore

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